Messaggio
da sergino » 29/05/2018, 22:10
Va be visto che avevo annunciato la cosa, metto pure io su queste pagine qualcosa di storico. Non voglio comunque rubare la palla al Ballardini, e mi metto in attesa di altro materiale.
Quello che riporto, non è una chicca ritrovata in qualche polveroso archivio, è uno scritto di Romano Mantani si trova pubblicato sul sito della Liburnia di Trieste (che invito a visitare), che fu tra i promotori del gruppo naturista umanista di Trieste.
Lo voglio mettere in risalto perché a parer mio affronta una questione che, oltre ad essere storica, ritorna spesso alla ribalta e cioè chiesa e naturismo, ed oltre a ciò ricrea a parer mio molto bene il clima degli anni in a cui si riferisce e denota anche una certa diversità di vedute e d'approccio da parte del mondo naturista italiano. Da una parte il "nostro" Ghirardelli" (fondatore di A.N.ITA.), attento all'evoluzione del mondo esterno, alle tematiche di rinnovamento culturale scoppiate a partire dalla seconda metà degli anni '60 del secolo scorso, e dall'altra le posizioni del Dott. Agnoli diciamo più "conservatrci"...
Chiesa e naturismo: gli anni dello scontro 1970
Nelle preghiere mariane per la festa dell’Assunzione, Paolo Vl riservò severe parole di biasimo alle persone use alla pratica del nudo-naturismo. Questo successe domenica 16 agosto1970 in Castelgandolfo, esattamente prima dell’Angelus Domini.
Ed ecco il testo, stralciato dall’Osservatore Romano dei giorni 17 e-18 agosto di quello stesso anno:
“...il tentativo di fare del corpo il principio prioritario, unificatore dell’armonia psicologica ed estetica della vita, arrivando proprio - in questi giorni - con ostentazioni naturistiche ed oscene, all’esaltazione del nudismo, dell’erotismo, del pansessualismo (chi scrive i giornali sa a quali spudorate manifestazioni alludiamo): l’uomo animale si degrada senza più limiti.
Perché meravigliarsi se poi il piacere, l’egoismo, la delinquenza, la droga si diffondono come epidemie sociali e rendono così bassa e triste la vita?”
Una dura riprovazione, quasi un anatema che rintuzza ogni ragione, ogni principio dei naturisti, stravolgendone l’ideologia dalla base.
È certo che il movente decisivo (ma non il solo) a determinare l’intervento del pontefice, fu il Congresso mondiale naturista di Orpington (Inghilterra) conclusosi il giorno prima (15 agosto).
Lo si deduce dall’editoriale, del medesimo Osservatore Romano, dal titolo “Degradazioni”, siglato R.M. (cioè dal direttore responsabile Raimondo Manzini).
Vi si leggono infatti le chiare “locuzioni”:
“lo sconcertante fenomeno dei nudismo, dell’erotismo, della pornografia dilagante nel mondo.”
“raduni di migliaia e migliaia di giovani in libertà sessuale, nudo integrale, ecc., fatti che denunciano un cedimento morale a livello mondiale.”
“nel giorno che la liturgia consacra alla gloria della Vergine purissima, siamo messi a confronto con il prorompere e l’avanzare di un processo di scristianizzazione dei costumi che travolge ogni residuo di dignità morale e umana.”
“Per quanto riguarda i nudisti del Congresso di Orpington, essi, è ben noto, insistono nel rivendicare l’esclusivo intento “igienista” delle loro organizzazioni, ma sembrano ignorare la complessità della natura umana impegnata nello sforzo del dominio spirituale sull’istinto e non possono persuadere che la convivenza collegiale senza veli sia necessaria alla propria “liberazione” od al godimento dell’aria e del sole.”
Le prime reazioni a caldo provenienti dall’ambiente naturista furono due, quella del dott. Daniele Agnoli di Bolzano e quei la dell’ing. Giuseppe Ghirardelli di Milano, segretario dell’A.N.lTA.
Esse apparvero sul notiziario n° 23 (uscito appena nel dicembre ‘70), la cui modesta tiratura raggiunge qualche migliaio di “addetti ai lavori”:
(D.Agnoli) “Queste affermazioni sono di una gravità estrema, perché pongono sullo stesso piano un movimento di alto valore educativo e morale con certe aberrazioni in voga presso una minoranza della gioventù d’oggi.” È possibile che una personalità come quella del Papa, che è ascoltata da centinaia di milioni di persone, non sia edotta sulla vera essenza del naturismo? È noto che Paolo V è molto astratto e poco aggiornato sui problemi del nostro tempo: è però imperdonabile leggerezza esprimersi da un così alto pulpito senza cognizione di causa!”
(G.Ghirardelli) “La Chiesa ha il servizio d’informazioni e di studi più efficiente del mondo, con un’organizzazione capillare, costituita da persone colte e preparate, per niente tonte. Da anni funzionano 600 campi nudo-naturisti, in cui è arcinoto come si vive: la Chiesa sa, il Papa sa, non può non sapere.” “La Chiesa combatte il naturismo, puro o vizioso che sia, in quanto movimento laico, dogmaticamente eversivo. Subentra cioè la cosiddetta “ragione di stato” (che è una seconda morale; i “tessili” ne hanno altre!) per la quale, in tutti i tempi, la Chiesa non ha dato ad esclusione di colpi e nemmeno esitato a dimenticarsi di essere Cristiana.”
Altre reazioni di meraviglia e stupore per le parole di Paolo Vl, comparvero su alcuni quotidiani dell’ epoca a diffusione nazionale.
Queste le domande dei naturisti di allora:
1. Perché la reazione papale fu così violenta e cosi preclusiva - come si direbbe oggi - ad ogni apertura verso il naturismo?
2. Perché Paolo Vl reagì in occasione di quel Congresso mondiale naturista - il 12°, quello di Orpington - e non reagì in occasione dei precedenti come, ad esempio, di quello di Sérignan (Francia) del 1968.
Tentiamo di dare una risposta. Il 12° Congresso non era un particolare congresso. lnsediatosi a Orpington, nel Korth Kent - ad una ventina di chilometri da Londra - si accinse a trattare, fra il 10 e il 15 di agosto, i “classici” temi del naturismo (che sono, poi, i temi di sempre): il naturismo come arte di vivere, la difesa dell’ambiente naturale, lo studio e il coordinamento delle norme giuridiche che contrastano la diffusione del naturismo in alcuni paesi, il dilemma fra agonismo e giocosità nello sport, ecc. Ma l’epoca storica in cui si venne a svolgere il Congresso era particolare, anzi eccezionale!
Le rivolte giovanili guidate da Dany Cohn Bendit - lungi dal volgere al tramonto - continuarono ad infiammare le capitali d’Europa con il fascino delle barricate parigine.
Una ventata micidiale scardinò le istituzioni secolari abbattendo ogni “idolo”, ogni impalcatura sociale eretta a fatica: sparita la famiglia tradizionale, messo in forse lo stesso avvenire della coppia attraverso la costituzione delle comunità, fu un continuo “sfornare” di nuovi cliché umani come i freaks, i pranksters, gli hippies, ecc. Nomi inconsueti, strani, rispondenti - per lo più - a ruoli (o anche a non ruoli) che i singoli andavano a ricoprire nella nuova società, la quale aveva spezzato ogni legame con il passato, ivi inclusa la generazione immediatamente precedente. ln nessuna epoca si è mai visto uno strappo così profondo fra le generazioni!
Nel mondo germanico l’opera di demolizione continuata da Rudi Dutschke e in America 1’ “Underground”, prossimo alla fine, cova sotto le ceneri i di altre rivolte. Tutto il sistema “ereditato” viene rifiutate e con esso i miti più antichi crollano, da quello della maternità a quello della mascolinità. Radicalmente mutati sono anche i rapporti interpersonali. Nell’abbigliamento si inventa la nuova legge, il freaking out: rotti i modelli estetici che qualificano lo “statua”, le vesti si adattano, in un rapporto creativo, con l’ambiente.
Si scopre la nuova cucina naturale, lo yoga, la meditazione. Si inventano nuovi modi di comunicare, nuovi canali e così l’informazione diventa controinformazione, mentre il fumetto acquista dignità d’arte.
Si riscopre l’uomo e la grande scoperta passa attraverso il corpo. Ecco il nuovo umanesimo cui si perviene con il rock, i blues singers, le gropies, la pop music, la ricerca gestuale - corporea, gli happening, il nuovo teatro - dibattito.
l servizi sociali, l’istruzione, l’educazione, il sesso, i ruoli del sesso, l’amore, l’arte, tutto viene rimescolato in un grande calderone di collettivi, gruppi, comuni, compagnie itineranti di mistici e paranoici, ecc., senza un vero centro coordinatore che guidi o incanali questo magma incandescente.
È un mondo spontaneo, fluido in cui ogni avanguardia si mangia quella precedente; è un’ onda senza fine che travolge tutti i valori esistenti: l’autorità, la gerarchia, la società, lo stato, la morale, ecc.
La minaccia contro ogni establishment è reale!
Ma il naturismo cosa c’entra in questa corsa a perdifiato?
ll naturismo non è una creatura del ‘68: vi preesiste e continua ad esistere anche sull’onda del riflusso. E forse qui sta la sua “pericolosità”.
ll suo messaggio rischia di venir frainteso dal cattolico medio, già esposto al vortice della contestazione e quindi incapace di staccarsi ,serenamente, dalla vecchia correlazione “nudo-sesso-peccato”: un punto fermo che, per formazione culturale, è legato al dogma del peccato originale.
E il panorama italiano di quella calda estate?
La battaglia per il divorzio entra nella fase incandescente, mentre il dibattito a Palazzo Madama prosegue a ritmò serrato.
ll cardinale Alfrink porta in Vaticano il dissenso della Chiesa d’Olanda, espresso da quel Consiglio pastorale, a proposito del matrimonio sacerdotale.
A Roma la procura sta concludendo un’inchiesta senza precedenti sulla pornografia e quasi contemporaneamente il ministero della sanità termina il libro nero sulla droga.
A Firenze continuano i dissapori fra il cardinale Florit e don Mazzi per la questione dell’lsolotto. Esce infine, postumo, il libro di un altro prete scomodo, “Le lettere di don Lorenzo Milani”.
Diversi giornali riportano, e continueranno a riportare anche in seguito (vedi “Paese Sera” del 4.8.1972), la notizia - corredata da foto - di una cerimonia con rito religioso in un campo di naturisti.
ll 12 agosto intanto, mentre a Orpington continua il Congresso, il Papa nell’udienza generale di Castelgandolfo anticipa alcune dichiarazioni significative, ispirate al programma postconciliare.
“ll pluralismo non deve generare dubbi, equivoci o contraddizioni, non deve legittimare un soggettivismo di opinioni in materia dogmatica ... progredire, sì, arricchire la cultura, favorire la ricerca, demolire no.”
ln questo clima di grave preoccupazione per la Chiesa, poteva costituire il Congresso di Orpington la classica goccia che fa traboccare il vaso?
ll Congresso, in sé e per sé, forse non ancora, ma l’autorevole avallo che ne diede la Regina Elisabetta, capo del la Chiesa Anglicana, inviando ai congressisti l’augurio di buon lavoro, forse sì.
Questo avallo, vero crisma di ufficialità per l’idea naturista, è giunto nel momento meno opportuno, quando tutti i caposaldi della morale tradizionale stavano per venire bruciati dalle vampe della contestazione, minacciando… il senso stesso della vita. Agli occhi del mondo poteva sembrare il suggello ai nuovi valori usciti dal rimescolio delle agitazioni giovanili.
Per spezzare questo avallo era necessaria quindi una condanna ferma, esemplare e senza via d’uscita. Questo spiega perché Paolo Vl relegò il naturismo, senza troppe sottilizzazioni (e senza alcun riguardo) fra le piaghe sociali dell’epoca, come la pornografia e la droga.
1971
Un anno dopo le acque si chetarono.
Molte impennate ripiegarono su sé stesse lasciando scoperte le orme della devastazione, che aveva investito anche il mondo cattolico (quante le parrocchie del dissenso?).
Chiesa e naturismo entrano in un lungo periodo di tregua. Dopotutto non si identificano in istituzioni antitetiche o contrapposte: il loro dissidio è “contingente”, del momento, più apparente che reale.
ll messaggio della Chiesa, poi, va interpretato con cautela, giacché deve adattarsi alle varie culture su cui si affaccia la vita di centinaia di milioni di fedeli...
Nel ‘71 dobbiamo segnalare un fatto, come dire, curioso, dal sapore di una boutade; ma non lo è. Apprendiamo dal Corriere d’lnformazione dei giorni 16 -17 giugno che il Pontefice è stato invitato a “rendersi conto di persona” della vita che si svolge in un campo naturista. -
L’invito formale gli era stato indirizzato dall’lnternational Naturist Federation di Anversa a mezzo di quattro federazioni nazionali: Canada, Danimarca, ltalia e Norvegia.
1972
È un’estate densa di avvenimenti per il naturismo italiano.
ln Jugoslavia, presso Orsera, a meno di 80 chilometri dalla frontiera italiana, si tiene il 13° Congresso mondiale naturista, con larga partecipazione di delegazioni. È l’attesa occasione perché un bombardamento di informazioni ed immagini “sensazionali” si riversi quotidianamente dai media all’attonito spettatore italiano, il quale é costretto anche a subire il tono dei commenti, a metà strada fra il serio e lo pseudoscandaloso.
Anche il 13° Congresso era uno come tanti altri.
L’argomento principale era costituito, questa volta, dal parallelo fra naturismo e turismo; più specificatamente dal rapporto fra la proprietà delle strutture naturiste e i loro beneficiari, che sono, in definitiva, i club.
Vi era accorsa la stampa di quasi tutti i paesi.
Dall’ltalia numerosi gli inviati dei grandi giornali: Saviane per l’Espresso, Villani per il Corriere della Sera, Fidora per l’Ora di Palermo, Marchesini per la Stampa. Ovviamente non era il tema del Congresso a suscitare tanto interesse, quanto la moltitudine nuda così vicina alle porte d’ltalia.
E la Chiesa in quel frangente?
Beh, in faccende affaccendata, stava adottando - attraverso la Congregazione dei Religiosi (che è il supremo organo di governo dei monaci) - delle misure drastiche nei confronti dei benedettini cassinesi per aver approvato certe iniziative progressiste dell’abate Franzoni (la “marcia antimilitarista” promossa dai radicali, per esempio).
È difficile, comunque, credere che questo fatto abbia trattenuto il Papa dall’impegnarsi su più fronti; dal rilanciare - ad esempio - il vecchio “anatema” contro i naturisti.
Per il resto, Paolo Vl trascorreva una vacanza relativa mente tranquilla a Castelgandolfo fra stesure di documenti ed esami di inviti, fra ricevimenti e udienze generali.
Anzi, in una di queste, quella sull’”Aggiornamento della Chiesa”, tenuta nei primi giorni di luglio, lasciava intendere la disponibilità della Chiesa verso i “fermenti’ di rinnovamento presenti nella cattolicità.
“ln un mondo in cui tutto cambia, della mentalità pubblica e del costume, anche nella Chiesa qualcosa può e deve essere cambiato.”
Ad Orsera, intanto, era avvenuta una contaminazione fra il clero e i naturisti.
Da una notizia di agenzia (Corriere della Sera del 4 agosto) si apprende che il vescovo di Parenzo, Milovan Fjekoslav, declina l’invito a celebrare la messa per i congressisti. La notizia appare confusa, poiché il vescovo della diocesi unita di Parenzo e Pola rispondeva allora al nome di Dragutin Nezic (e non di Milovan Fjekdslav).
Un’altra notizia, pure d’agenzia e apparsa sul medesimo giornale, si palesa invece veritiera: il vescovo di Rotterdam, Marten Antoon Jansen, invia un caloroso telegramma di auguri ai congressisti.
Romano Mantani
Sergio
Direttivo A.N.ITA.