Concordo con Enrico riguardo alla qualità delle persone che auspicabilmente dovrebbero ricoprire i ruoli dirigenziali di associazioni e federazioni. Concordo pure sulle difficoltà oggettive nel reperire tali persone, e che un atteggiamento di tipo competitivo e litigioso non fa che allontanare ancora di più tali persone.
Trovo invece questa discussione istruttiva sul come senza ancorare i propri ragionamenti a fatti certi si arrivi a discutere su la qualunque, con alcuni che addossano all'esistenza della federazione il costo eccessivo della tessera e, contemporaneamente, altri che sostengono che la federazione non serve a nulla perché dispone di pochi fondi.
Vorrei comunque dare una risposta ad Alberto, pur facendo veramente fatica a seguirne il ragionamento ... abbiamo probabilmente una differente visione sull'importanza del denaro.
Il motivo per cui gran parte delle quote associative rimangono nelle casse delle associazioni è, ancora una volta, evidente leggendo lo statuto. La federazione ha attualmente nove soci, e la federazione ha il compito di coordinare le associazioni per raggiungere obiettivi comuni. E' chiaro quindi che non è la federazione ad organizzare e fare cose in prima persona, ma delega, coordina appunto, tale compito a chi dispone di mezzi ma soprattutto di persone, i soci delle associazioni.
Riguardo ai dubbi sulla F di FENAIT (a dir il vero sarebbe la FE di FENAIT

), anche qui faccio veramente fatica a seguirti. Non mi risultano dubbi circa la denominazione, e se si imparasse a leggerne e rispettarne lo statuto, svanirebbero anche gli altri dubbi.
Chiudo con una nota circa la storia della Federazione, nata 50 anni fa (io ero appena nato) da un accordo tra 5 associazioni (ANITA, UNI, LIBURNIA, ANB, ANAA SFKK). Quattro di queste esistono ancora oggi, portando al loro interno una propria storia che le ha portate a sviluppare proprie idee e sensibilità, adattandosi al contesto e cogliendo le opportunità offerte dalla cultura del territorio (le persone). La federazione è il luogo dove fare sintesi. Senza questo luogo, necessariamente (a mio avviso), si rimane ognuno sulle proprie posizioni.