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da paolobolsena » 28/01/2019, 16:35
Molto vero e molto interessante il discorso sul cinema, il pudore in funzione del pubblico e la censura dedicata. Mi viene in mente qualche battuta della serie Boris quando dovevano girare scene di nudo per la tv, o Silvano Agosti che anni fa mi parlava di quando Irene Papas non ne voleva sapere di star nuda davanti alla telecamera per un film, questione risolta rimanendo tutti nudi assieme a lei. Una dicotomia tra pudore privato, risolvibile con la nudità integrale della troupe, e pudore cinematografico, che assume connotati e caratteri completamente diversi sia in chi assiste sia in chi gira quelle scene.
Non vorrei finire off topic, ma visto il primo messaggio del thread, direi che potremmo forse identificare una opportunità di intervento "filosofico/politico" nella dicotomia "privato / rappresentato" che oggi con Internet è plateale.
Se il cinema è per sua natura (spesa, distribuzione) figlio di numerosi filtri industriali, quanto accade online invece è molto più spesso diretto e privo di moderazione, e in questo senso non solo più "vero" (passatemi il termine) ma meno prevedibile. Chi mai si spoglierebbe in una spiaggia, o comunque in un contesto sociale o persino semplicemente all'aperto, ha molti meno problemi a farlo, anzi, nel farlo online, con foto e video. Esiste tutta una nuova cultura della rappresentazione nuda di sé (e quindi sessuale) che parte dalle nuove generazioni e sta facendo a fette gli ultimi parametri del concetto di privacy del mondo precedente. Assai minoritaria, mostra tutti i segni di un movimento in crescita in tutte le fasce di età (da tumblr a reddit, da youtube a xhamster, da tinder a chaturbate e via dicendo).
La diversità è che lo spogliarsi in un contesto sociale come una spiaggia non ha in sé alcuna connotazione sessuale (a meno che uno non ce la voglia mettere per forza, ma allora può assumerla anche provarsi un paio di pantaloni in un camerino o spremere un'arancia), mentre farlo nell'ambito di una rappresentazione e quindi con una finalità specifica di comunicazione nasce proprio da una necessità di quel tipo.
Sarebbe interessante far notare come chi critichi il nudo in spiaggia accettando però che il porno amatoriale sia liberamente accessibile in rete in realtà sia un, come definirlo?, libertino illiberale. Come definizione può non sembrare di grande impatto (non lo è) e magari se ne possono trovare di migliori (sicuramente), ma evidenzia una contraddizione pazzesca, figlia di un assoluto fraintendimento non della nudità ma della comunicazione, del pudore e di cosa significhi per la propria identità e con tutto il peso di questo termine lo stare, l'esserci, in presenza di altri.
Un libertino illiberale è un individuo infelice e privo di compassione che sfrutta questa dicotomia per plasmare il mondo secondo un'etica sessuale e magari anche commerciale, sacrificando a questa qualsiasi ipotesi liberale o libertaria. In altre parole la rappresentazione mediatica o elettronica avviene con una modalità di deresponsabilizzazione generale a cui ci si contrappone con meccanismi di censura, che è come girare con un tappo in una nave che affonda mettendolo una volta in un buco una volta in un altro dicendo però che ha un senso. Per assurdo la censura, del tutto inefficace e come notava Massimo persino più ridicola che in passato, diventa rappresentazione maldestra proprio di ciò che vorrebbe censurare, causando una deresponsabilizzazione generale che rende possibile la nudità (sessuale) in ogni luogo basta che sia diverso dalla presenza fisica reale. Perché quella, la presenza, implica responsabilità (e per questo può esprimere libertà) e magari contenzione. Nulla come la responsabilità individuale è oggi demodé.
Se vogliamo, per tornare sia al discorso censura che all'intervento di luzypan, il nostro avversario non è tanto chi non coglie l'aspetto liberario o salubre ecc. del naturismo ma chi ritiene che il problema del nudo sia il nudo quando invece l'unico vero problema è la responsabilità personale, che non può evolversi in un contesto sociale (non solo italiano) in cui la libertà individuale sia soltanto un accessorio.
Tutta questa pippa, di cui mi scuso, davvero eccessiva, credo possa però esserci utile a comprendere l'ampiezza di quello che c'è in gioco quando parliamo di naturismo. A volte, per ragioni ovvie e comprensibili che pure condivido, rischiamo di credere che le spiagge siano la frontiera del discorso.