Eccomi a fare il resoconto/ commento, come promesso
, sulla mostra "Nudo, mani in alto! Naked, hands up!" dell'artista Stefano Scheda che si può vedere alla Galleria Fumagalli di Milano fino al 18 aprile 2020.
La prima cosa da dire è che se qualcuno si aspetta chissà quante opere rischia di restare deluso
; le opere dell'artista sono solo cinque: tre grandi fotografie, un video con sonoro e un'installazione al centro della grande sala che ospita due dei tre grandi pannelli fotografici e il video.
Le opere proposte sono di grande impatto e certamente possono colpire molto chi non è uso alla visione di un corpo nudo, in particolare se di maschio, anche se l'immagine fugge da un anche lontano richiamo sessuale.
I tre ritratti fotografici mi hanno colpito per la loro normalità ma anche per come sono ritratti i corpi: il primo è ripreso dall'alto e sembra che flutti nell'aria (nell'acqua?) e con le mani cerchi un appiglio o un punto sopra di lui; gli altri due sono uno di fronte all'altro come speculari anche se uno è un giovane maschio bianco e l'altro un giovane maschio nero, ambedue su una spiaggia di sabbia con dietro il mare (personalmente mi ha ricordato la spiaggia di Lido di Dante o comunque una spiaggia romagnola
).
Quello che più mi ha colpito di queste due opere è il braccio destro, a mano tesa, alzato in segno di saluto che può infastidire se visto con i nostri "preconcetti" sul saluto "romano" a braccio teso associandolo al saluto fascista o nazista; in realtà quello per l'artista è un semplice saluto e vuol forse dimostrare che il saluto, così come la nudità, può "infastidire" a secondo di quali sono i nostri modelli culturali, sociali, politici, ecc..
Personalmente mi è piaciuto molto anche il breve video con sonoro dove dei corpi nudi, in questo caso sia di sesso maschile che femminile, sono su un bagnasciuga e vengono colpiti da una fonte di luce in un punto del corpo, poco sopra agli organi sessuali, che ha un "disco" riflettente e rimanda la luce all'origine ; tutto questo accompagnato da un sonoro che può ricordare il rumore di una mitragliatrice ma anche di petardi o altro ancora.
L'ultima opera, l'installazione al centro della sala, è costituita da un copertone (riempito di sabbia) e una camera d'aria (gonfiata) che, a mio avviso, ci ricorda come questi oggetti, lasciati in un luogo come una spiaggia o altro ambiente naturale, sono sicuramente più "osceni" che corpi semplicemente e naturalmente nudi.
Al termine della visita, se si vuole, si può compilare un breve questionario che viene proposto dalle gentilissime gallerista
.
A mio parere la mostra merita una visita, sia singola che di gruppo, in particolare se venissero previste altre performance, come è avvenuto all'inaugurazione il 16 gennaio, con la presenza dell'autore Stefano Scheda.
Francesco